Obstacle 1 aveva fatto gridare di gioia le ragazze e i ragazzi, e dal di lì c’era chi iniziava ad ascoltare i Joy Division, subito dopo si annoiava e tornava ad ascoltare gli Interpol. E dopo un po’ di tempo parlavi con gente che diceva che gli Interpol venivano dopo i Joy Division ma gli Interpol erano meglio. La vita è uno schifo. Turn On The Bright Lights l’ho comprato per curiosità, l’ho ascoltato un po’ poi l’ho dimenticato. Il fatto è che ha quelle batterie che odio, tutupa tutupa che sembra che tirino su tutto in realtà se ascolti solo quelle ti rendi conto che non tirano su niente, fa tutto la chitarra, che però è sempre ne ne ne ne né. Giusto il basso qualche volta gira come deve. Ho comprato anche Antics e non mi è mai piaciuto. Dopo Antics gli Interpol per me sono morti, non che fossero mai davvero nati. Dopo la fotta mondiale per Evil (Rosemaryyyy) e Slow Hands, più niente. Fino a quando non li ho addirittura visti dal vivo nel 2008, headliner dei dEUS già spompati da Vantage Point, nel tour di Our Love To Admire. Our Love To Admire è l’altro album degli Interpol che non ho mai ascoltato fino a oggi, oltre a Interpol. Gli Interpol sono uno di quei gruppi per cui il colore e il taglio della giacca contano di più del sapere scrivere una canzone. Non c’è inventiva negli arrangiamenti, i giri di chitarra e di basso suonano tutti allo stesso modo, sono senza energia, sonnolenti, non c’è coraggio, trovata la formula che funziona, che già si spompava nel primo album, l’hanno ripetuta da Turn On The Bright Lights all’infinito. Riascoltate oggi, sono canzoni scritte a tavolino per rispettare un copione prestabilito per sempre. Dal vivo, un concerto senza picchi (né cali) di emozione, il compitino fatto col grembiule nero. Our Love To Admire, adesso che lo ascolto, mi ricordo che aveva la due, che ho sentito qualche volta alla radio, e forse ne aveva anche altre di hit. Ma in questo disco incombe la placebizzazione degli Interpol, che per gli Interpol è la punta dell’iceberg ma anche la goccia che fa traboccare la merda dappertutto. O addirittura la queensofthestonagizzazione. Interpol è un disco degli Interpol lento. E mentre ascolto El Pintor dopo aver sentito dire che era il ritorno dell’ispirazione dopo alcune prove loffie mi viene da ridere. Il risveglio c’è stato, ma è un risveglio dopo Interpol, e ha un po’ lo stesso sapore del risveglio di un uomo dopo che è stato morso da uno zombie.
Importa poco, comunque questo è il mio rapporto con gli Interpol.
Sono una band per la quale non credo valga nemmeno la pena ricorrere alla parola band.