Gli Unhappy hanno sempre e solo fatto dischi dopo che si sono sciolti. Unhappy, living dead. Trasformare un morto in un vivo, per esempio al cinema, non è mai stato dargli dignità, ma solo fino a “La terra dei morti viventi” però. Quel film cambiò tutto: gli zombie erano intelligenti e sapevano organizzarsi e questo, obiettivamente, gli dava dignità. Questo ep serve anche, dichiaratamente, a dare dignità alla sconfitta, che nel caso degli Unhappy è intesa proprio come la morte, cioè la fine del gruppo. Sempre che sia necessario dare dignità alla sconfitta (non ce l’ha già?). Ma teniamo buono che sia necessario. Allora, oltre che a Mark E. Smith, l’uomo più bello del mondo nonché leader del gruppo più sorprendente dello stesso mondo (The Fall), anche se lui veniva probabilmente da un altro pianeta, mi piace pensare (ma è assolutamente una mia illazione e prescinde dal fattore musicale, c’entra solo con il pensiero) che questo ep sia anche un omaggio all’idea che ispirò Romero per “La terra dei morti viventi”, cioè ammettere che i morti quando tornano in vita, se sono un pelo svegli, sono ancora più pericolosi e rischiano di fare il culo a tutti. E in alcuni casi ce la fanno: