World War Z (SPOILER a palla)

World War Z (SPOILER a palla)

Pierfrancesco Favino e Brad Pitt nello stesso film, due sex symbol che combattono insieme contro gli zombie. Al di là di questa considerazione priva di senso, bisogna dire che World War Z di Marc Forster è un buonissimo film, ma avrebbe potuto essere ancora meglio se avesse avuto due cose in più, che l’avrebbero trasformato in un ottimo film sugli zombie, dandogli la lucidità che gli manca per prendere in considerazione il fatto che il genere ha bisogno di idee brillanti per risvegliarsi dal sonno.

La prima cosa che non fa ma avrebbe dovuto fare è svelare l’identità del primo infetto. Non importa tanto conoscere la causa della zombizzazione, ci sono già state fornite molte spiegazioni, più o meno vaghe o plausibili: un apparecchio a ultrasuoni per uso agricolo (Non si deve profanare il sonno dei morti di Jorge Grau), le radiazioni emesse da una sonda sperimentale (La notte dei morti viventi di Romero), un’epidemia (L’alba dei morti viventi di Zack Snayder), la trioxina (Il ritorno dei morti viventi 3 di Brian Yuzna), i riti Vudù (Ho camminato con uno zombie di Jacques Tourneur, Zombie 2 di Lucio Fulci e White Zombie di Victor Halperin), l’apertura delle Porte dell’Inferno (After Death di Claudio Fragasso), una fuga radioattiva da una centrale atomica (Incubo sulla città contaminata di Umberto Lenzi), l’agente biochimico DC2 (Grindhouse – Planet Terror di Rodriguez), il vapore verde sprigionato da un topo morto (Virus – L’inferno dei morti viventi di Bruno Mattei).

Il cinema sugli zombie ha sempre posto il problema della causa ma ci ha anche insegnato a dargli poca importanza, per permetterci di concentrarci su altro: la denuncia di qualcosa di moralmente inaccettabile, gli effetti splatter, le possibili vie di fuga per avere salva la vita. In fondo, chi se ne frega di sapere perchè e come, anche in Star Trek i morti resuscitano.
World War Z dà una spiegazione che possiamo mettere allo stesso livello delle precedenti, cioè del cazzo. E questo è ok. Avrebbe dovuto però andare oltre a questa prospettiva, illuminandoci sull’identità del primo zombie, che avrebbe potuto anche essere il primo zombie in assoluto per quanto ne sappiamo. Sarebbe stato veramente potente. All’inizio sembra voler percorrere questa strada, poi la abbandona, non esce dallo schema. Alla fine trova solo una via di fuga originale.

La seconda cosa che manca a World War Z è una scena: Brad Pitt che attraversa un mare di zombie bevendosi una Pepsi, e magari facendo anche un rutto dopo la sorsata. Poteva essere il definitivo affossamento della sequenza con gli zombie più significativa degli ultimi anni, quella di Shaun Of the Dead in cui i protagonisti imitano i non-morti per confondersi tra loro e mettersi al riparo. Sembra una cosa seria ma non lo è.

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