The Evens sono Amy Farina e Ian MacKey. Ian MacKey è il mito, ex Minor Threat, ex Fugazi, ex un sacco di altre robe da chiodi. Amy Farina è sua moglie. The Evens hanno fatto tutto con la Dischord Records: nel 2005 S/T, quello con l’elefante in controluce in copertina, nel 2006 (ricuttato nel 2010) Get Evens, nel 2011 il 7” 2 Songs e nel 2012 (out 20 novembre, da poco) The Odds, quello con il bambino in controuce in copertina. The Odds è stato registrato negli studi Inner Ear di Don Zientara. Amy Farina suona la batteria, Ian MacKey la chitarra baritono – gran Danelectro. Tutti e due cantano.
Hanno un figlio piccolo, che si chiama Carmine, quello in controluce in copertina.
La breve lista degli album di The Evens comprende cose potenzialmente inaffrontabili. Una chitarra e un batteria da sole possono generare un disastro. Ma la chitarra e la batteria a volte non sono sole: la chitarra si fa sentire due volte, sovraincisa (Wonder Why, This Other Thing, Warble Factor e Let’s Get Well). Ma quando non ci sono sovraincisioni, The Odds ci fa capire ancora una volta che una chitarra baritono può riempire vuoti cosmici, contro l’horror vacui, contro la demolizione (quella spiacevole) della stabilità (quella piacevole). Broken Finger è lì per questo, e anche Let’s Get Well, a riprova che una canzone può essere un sacco di cose insieme. Tra l’altro, Broken Finger ha un coro da paura. Come anche Architects Sleep.
Anche questa volta, anche The Odds, in nuce compreso nella lista delle cose potenzialmente inaffrontabili, ma non ex usu, vince. Anzi trionfa. Una chitarra e un batteria da sole possono generare un disastro, ma anche una cosa grande, perchè si moltiplicano in un modo o nell’altro, pista su pista oppure no.
In Competing With The Till fanno capolino però una trombetta e un piccolo pianoforte. Addirittura.
Mai avrei pensato di ricordare i Fiery Furnaces ascoltando un “prodotto” di o con Ian MacKey, ma This Other Thing ha la raffinatezza proprio di Bitter Tea.
Ian MacKey e Amy Farina si punkeggiano, jazzano, emoeggiano, crossoverizzano e, per giunta, si timbuckleyzzano. A volte fanno dell’hard core bossanova, senza utilizzare sempre o esplicitamente i tempi sincopati della bossanova, ma richiamandone le melodie e le atmosfere. Tutto questo e le piccole imperfezioni alla batteria (Architects Sleep) fanno parte di un disegno in cui il punto non è smontare il ritmo e le regole, stabilite con gli album precedenti e solide, o creare cacofonie o cacate volutamente non curate, ma far correre gli strumenti e le voci facendo sì che tutto abbia uno stile definito: i suoni semplici, radicali, ma calibratissimi; gli stacchi sgaffi infilati dove devono essere infilati; la creazione di ritmiche che si trascinano e poi cambiano e menano, adesso cantilena, adesso no; il cantato imponente e talvolta quasi spoken word.
Volendo venire alla faccia impegnata di The Evens: Wanted Criminals recita “Jails in serch of prisoners”. Con poche bastarde parole si può creare un testo poetico secco come l’asfalto d’estate, alla facciaccia delle care metafore.
C’è anche la ballata (Timothy Wright) se così vogliamo chiamarla perchè ha un ritmo più dolce, un coretto da innamorati e un falsetto di Ian MacKey che vale oro.
E, lunga vita alla Danelectro.
(streaming su sentireascoltare.com)