Argo, Ben Affleck uno di noi

Penso positivoFinalmente si possono sfogare certe noie che si hanno nelle giornate più tristi. La consapevolezza di avere la faccia da tonno è una brutta cosa, non è un traguardo, non è una presa di coscienza che porterà in fondo e fuori da un tunnel, è solo una constatazione, che, senza impegno, non avrà alcun tipo di sviluppo. Essere consapevoli di avere una faccia poco sveglia significa essere consapevoli di essere tagliati fuori dal mercato, oggi: se non fai qualcosa per rimediare, al lavoro non ti vogliono, non sei credibile, non sei commerciale per niente. Quindi, ecco da dove viene l’istinto di diventare un supereroe mascherato. Però poi ti rendi conto che non è un’opzione plausibile, che devi fare altro. Reagisci in un altro modo! ti dici. E diventi un pò aggressivo, anche al lavoro, e una parte del problema è risolto, ma non tutto il problema, perchè l’aggressività non basta, ci vuole sostanza. Devi fare, devi fare bene. Così pensi al sogno della vita, quello si che lo faresti bene. Però è un casino, non ci sono i soldi, devi dimenticare tutto per ora. E allora piombi ancora nei pensieri. Non sei depresso, pensi molto, pensi male. E una sera per svagarti decidi di andare al cinema a vedere un bel film, un film che sai già che ti piacerà, colpo sicuro. Vai a vedere Argo, di Ben Affleck. Sai che ti piacerà, ma non che ti sarà pure utile.

Ben Affleck in Argo 1Ben Affleck in Argo 2Ben Affleck in Argo 3Ben Affleck in Argo 4 Lo segui con grande attenzione e con il cuore in gola, capisci quasi subito che è un gran film, come lo sono Gone Baby Gone e The Town, grazie ai quali sei andato sul sicuro a vedere Argo. Ben Affleck che racconta una parte della storia della crisi degli ostaggi tra Stati Uniti e Iran nel 1979 è una sorpresa: prima non si è mai confrontato con la Storia, ma con storie di droga, polizia e rapimenti malati. In Argo invece racconta, della Storia, una storia vera, il simpatico sistema che la CIA ha adottato per tirare fuori sei americani intrappolati in Iran.
Durante la rivoluzione, lo Scià iraniano Mohammad Reza Pahlavi fugge negli USA e l’ambasciata americana di Teheran viene presa d’assalto dai rivoluzionari, che ne sequestrano gli impiegati. Sei impiegati fuggono di nascosto e trovano rifugio nella residenza dell’ambasciatore canadese. Tony Mendez della CIA (Ben Affleck) li deve tirare fuori. Ecco come fa. L’idea gli viene guardando il Pianeta delle scimmie. Finge di dover girare un film di fantascienza statunitense in Iran. Prepara tutto: conferenze stampa, script, costumi, locandine. E va in Iran, da solo. Dove tornare con sei componenti della troupe, quei sei.
Il film non è un miracolo perchè già Gone Baby Gone lo era. Dopo il primo miracolo, il secondo e il terzo non sono altri miracoli ma colpi ben assestati per consolidare e approfondire. Nel 2007 nessuno si sarebbe aspettato Gone Baby Gone da Ben Affleck, perchè nel 2006 aveva interpretato un certo Jack Dupree in quella cacata di Smokin’ Aces. Attore inespressivo, salamone, belloccio americano, mascellone, gigiolone, fisicone, è solo il marito di JLO, unico precedente con un senso la sceneggiatura di Will Hunting. Tutto questo era Ben Affleck prima del 2007, un coglione. Argo è la conferma del fatto che deve smettere di fare l’attore per fare solo il regista, al massimo può recitare nei suoi film (cosa non successa solo in Gone Baby Gone), dove anche se non recita bene è lo stesso perchè il film spacca.
Argo ha un ritmo puro, essenziale. La sceneggiatura di Chris Terrio è sorprendente, Ben Affleck dimostra di sapersi muovere nella Storia, su un soggetto (di Joshuah Bearman) pericoloso perchè sbavarci sopra significa rischiare tra l’altro l’accusa mai simpatica di revisionismo. Il film è anche equilibrato nell’analizzare la Storia, dice quello che gli Stati Uniti hanno fatto di molto sbagliato, dice quello che gli iraniani hanno fatto di molto sbagliato dopo la rivoluzione. Non si schiera, Ben. Doroteo? No, non è quello che gli interessa.
Ben Affleck è tutti noi, è il nostro esempio da seguire. Con quella faccia lessa lì, guarda che film ti fa, ogni volta che si mette a fare il regista vince. Argo è un filmone, semplice, tanto che a volte non sembra una produzione americana ma europea, o iraniana. Ed è montato con una sensibilità e un senso del ritmo che a vederli lì sembrano elementari. Tutti gli attori, tranne Ben, sono diretti a meraviglia. Ben non si dirige troppo bene, ma va bene così, perchè se fosse anche un bravo attore perderebbe quell’espressione da tonno intrappolato che lo rende il nostro eroe.
Ben è il tonno che ce l’ha fatta. Così uscito dal cinema, continui a pensare, a pensare positivo.