Ogni anno il Ravenna Nightmare si avvicina, inizia, finisce, proprio come ogni altra cosa. Ogni anno lo stesso meccanismo, preciso, uguale a se stesso, che si ripete. All’inizio di ottobre mi risveglio, verso il dieci mando la mail alla segreteria e richiedo l’accredito, nella speranza che possano darmelo, ogni anno, loro mi rispondono, gentilissimi e mi dicono si, possiamo accreditarti. Fino a oggi è andata così. Ogni anno è l’appuntamento al cinema che mi piace di più, io non muovo un dito per organizzarlo, è una cosa mia. La prima sera prendo su la macchina, faccio l’E45, arrivo a Ravenna e mi perdo, come Red Ronnie. Il primo anno in cui andai era al cinema City, poi al Cinema Corso, adesso al Palazzo del Cinema e dei Congressi. In qualsiasi posto, qualsiasi strada prenda sbagliando, alla fine lo trovo, cerco di non andare fuori di testa come Red, e arrivo. Qualsiasi sala sia, sono a casa. E a quanto pare altre persone sono a casa, perché gli spettatori sono sempre gli stessi, più le novità. C’è il tipo con la maglia degli Iron Maiden, quello sempre in tuta, il romano, quello con la faccia da topo che commenta in modo acuto tutti i film. La ragazza con la mantella, quello che appena può fa una domanda assurda, quella magrissima, il tizio che scrivo in quel blog che mi piace. Io arrivo, entro in sala quando ancora manca un po’ all’inizio. Dalla porta arrivano tutti, e dalle loro facce si vede il tempo che passa, brutale, e mi chiedo cosa facciano queste persone durante le loro giornate prima di fondassi qui. Non so se guardano solo film horror o se gli piace anche qualche altro genere, se si spaccano di porno, se hanno una famiglia, se vivono in campagna o in città. Che musica ascoltano e se gliene frega qualcosa della musica. Ad alcuni di sicuro, si vede da come si vestono. Alcuni sono fighi e parlano di film come se stessero parlando di dio, di sesso o di antropologia, mi piace ascoltarli quando stanno in piedi e impiegano venti minuti a sfilarsi la giacca. Penso agli altri che mi guardano e pensano le stesse cose di me, che sono invecchiato, che mi vesto sempre più da giovane in pensione e tutte queste cose qua. O forse non mi hanno neanche mai notato. A un festival horror può succedere anche questo: io riconosco tutti perché li squadro ogni anno, ma per loro sono un fantasma e ogni anno mi immagino solo di essere circondato da persone che conosco. Comunque per quei quattro giorni di Ravenna Nightmare loro sono una specie di famiglia e ogni anno non è male vedere il tempo che passa, sentire le stesse voci, rendersi conto che ci sono persone che credono in qualcosa e lo amano. E che, in qualche modo, tornano nello stesso posto per lo stesso motivo, come me. E poi anche che un post simile l’avevo scritto anche l’anno scorso. Essere una persona noiosa. Anche quest’anno il festival è dedicato a due temi mai indagati dell’horror e del thriller: Hitchcock, con la retrospettiva, e gli zombie, con la sfilata di persone travestite in centro città e In the Flesh, la serie TV della BBC che dà idee nuove e un taglio molto sociologico al genere.
L’alternanza tra realtà e immaginazione è il filone seguito anche dai primi due film in concorso, The Nesting e Goddess of Love. The Nesting alterna le due cose sin da quasi subito e il suo ritmo è dettato proprio da questo: ci sono momenti in cui sai che stai guardando l’immaginazione e momenti in sai di guardare la realtà. Non ti inganna e non ti vuole ingannare. E questa sua sincerità è la sua parte migliore. Il suo problema è la mano pesante del regista, che dirige gli attori dandogli un’espressività eccessiva e non controlla per niente il taglio di capelli del protagonista, in ogni scena diverso!, e del montatore, che affianca realtà e immaginazione un tanto al chilo, come se fossero monoliti e (fisicamente) si sente il peso dei passaggi da una scena all’altra. Images di Altman lo ricordo montato con ferocia e The Nesting non ha la stessa cattiveria anarchica, ma un montaggio netto e deciso che si contestualizza nell’incedere della follia del protagonista. Esattamente come Images.
Incertezza nel titolo: all’inizio del film appare la scritta Remorse, forse perché di Nesting ce ne sono altri 2 almeno e il regista era indeciso. Goddess of Love invece mi ha fregato, fino alla fine non avevo capito quale sarebbe stato l’epilogo. Non spiega in modo didattico il confine tra reale e immaginato ma spinge la protagonista nella follia attraverso un mix di night club, sesso, amore, vino e pipe che mi ha portato a sospettare ma non con lucidità. The Nesting affronta il tema della casa infestata e dell’amore di una coppietta maciullato dal passato e dalla forza della casa. Goddess of Love è un thriller con le tette e con una forte componente erotica, abusata oppure no dipende dai momenti. Alla fine del film non ho mancato di chiedermi se fosse stato più significativo il corpo della protagonista o la storia raccontata.
Dopo ogni proiezione, al ravenna Nightmare si votano i film in concorso*. A The Nesting ho dato due stelle, a Goddess of Love tre, ma sono stato di manica larga con tutti e due.
*Anche quest’anno, seguiamo il concorso dei lunghi. I film in gara sono otto: Afterimages, Francesca, Deep Dark, The Nesting, Goddess of Love, Tear Me Apart, Cord e Naciye.